L'occasione di un tirocinio all'estero al terzo anno di università si trasforma in una straordinaria esperienza di autonomia.


Mi mancherà la playa de la Malvarrosa

Il mio amore per la Spagna è ormai noto, vedo giallo e rosso ovunque e tutto mi fa una gran voglia di partire.
Aprile 2015, come non sfruttare l'occasione? Iscritta al 3° anno di Università, mi mancano ormai pochi esami e un tirocinio, pochi passi verso la laurea. Come per un gioco delle carte, ricevo una e-mail dall'Università nella quale si comunicava che era stato riaperto il bando per effettuare i tirocini curricolari all'estero - bando a cui avrei sempre voluto partecipare ma a cui avevo ormai rinunciato. I tempi sono strettissimi, ma io ci voglio provare, tutto è ancora un sogno molto offuscato, ma l'istinto mi spinge a crederci.

Primo step: comunicarlo a chi di dovere.
C'erano genitori, fratello, nonna, assistenti, amici, squadra.
Le reazioni sono le più disparate. Dopo un primo shock e un miliardo e mezzo di domande e allarmismi, tutti sono entusiasti e mi spingono a crederci e a investire tutta me stessa (anche i più scettici… vedi nonna!)

Secondo step: trovare l'azienda che mi accetti come tirocinante.
Decine di mail inviate e poche risposte ottenute!
Ma finalmente ecco l'occasione: dopo discussioni sull’accessibilità, sul tipo di mansioni a me adatte e incastri spazio-temporali, finalmente il verdetto. Avrei collaborato per due mesi, luglio e settembre, con la Escola d'Art i Superior de Disseny a Valencia. Quale città e periodo migliore potevano capitarmi?
Passare l'estate in una terra da me tanto amata… che goduria!
Goduria? Sì certo, ma con un po' di fatica e tanta, tanta pazienza.
Sarebbe bello prendere e partire così all'avventura, purtroppo, o per fortuna, però, io non lo posso fare.
Ci sono tante cose da programmare e pianificare nei minimi dettagli.

Terzo step: trovare casa, assistenti, trasporti, ausili.
Trasportare carrozzina, attrezzature varie e… me!
E trovare sollevatore, comoda e altro… si salvi chi può!
Andiamo per ordine. Fondamentale trovare chi si occupi di me: ovviamente per essere un'esperienza al 100%, desideravo farla "da sola" ma ho bisogno di assistenza per tutte le funzioni vitali 24 h su 24 e, in più, ci sarebbe stata la casa e l'intera permanenza da gestire.
L'ideale, per me, sarebbe stato partire con i miei coetanei, con i quali assaporare la spensieratezza e l'allegria di un'avventura Erasmus.
Tuttavia anche la razionalità ha avuto il suo peso. Dopo numerose ricerche, partendo prima dalle persone a me più vicine e qualificate, le varie opzioni via via scemavano e i giorni passavano: il 1° luglio dovevo essere al lavoro, giugno era già iniziato, e mi stavo demoralizzando.
Decido così di tentare un'ultima spiaggia e di cercare un compromesso: scrivo un post sul gruppo di Facebook dell'Università di Udine e, in poche ore, tutto cambia. Nel giro di pochi giorni conosco alcune ragazze e faccio loro provare sul campo quali sarebbero state le loro mansioni.
Alla fine il compromesso, anche con me stessa, è raggiunto: luglio l'avrei passato con mia mamma e una cara amica di famiglia - stile vacanza familiare - ma a settembre avrei preso il volo con due sconosciute e avrei concluso la vacanza con la mia adorata cuginetta - e questa sì che si chiama libertà!
Sospiro di sollievo.
No, scherzo: sono senza una casa e fra 4 giorni ho l'aereo prenotato per Valencia, sebbene nel frattempo la ricerca immobiliare sia stata ininterrotta e faticosa.
Il periodo richiesto per l'affitto non è infatti dei più congeniali! Io necessito di un alloggio da luglio a settembre, ma i proprietari per soli tre mesi non sono disposti ad accettare.
Tanto più che da settembre a giugno gli appartamenti vengono affittati agli studenti universitari, ovviamente.
Non è solo questo il problema, però: l'accessibilità del piso (ehm scusate, è la forza dell’abitudine, intendo appartamento!), per me fondamentale, non è così scontata. Incastrare i vari requisiti si è rivelato come risolvere il cubo di Rubik o peggio di Tetris, decidete voi.
Le lancette però scorrono veloci e così mi sono trovata abbastanza costretta a scegliere quell'unico appartamento disponibile e mi sono adattata: scalino per entrare nell'edificio (dopo qualche giorno mi sono fatta fare una rampa su misura, a mie spese), ascensore miniscricciolo - che una calda domenica sera di agosto si blocca costringendoci a peregrina-re fino a notte in cerca di un hotel -, bagno offlimits causa gradino, porte, corridoi e strettoie compatibili al millimetro con il mio bolide ma che mi hanno permesso un utilissimo allenamento per la mia passione hockeystica.
Bene, quindi… ci siamo?
Pare di sì: le assistenti ci sono, la casa è stata confermata e la caparra pagata (ci sarà da fidarsi? esisterà davvero?), il volo prenotato, non senza mille questioni per imbarcare carrozzina ed ausili medici per me indispensabili (macchina della tosse e lettino per la doccia).


Mi mancherà il sole che ti scalda il cuore

Martedì 30 giugno, ore 09.10, in volo verso Valencia, il sogno è finalmente realtà!
Arrivate in terra spagnola, entrate in casa, e posate le valigie, il cuore si fa più leggero.
Gli ostacoli avrebbero continuato ad esserci, ma con mamma accanto, certo, niente fa paura e le soluzioni si trovano sempre.
Mercoledì 1° luglio sono già in ufficio - da condividere con la mia capa per due mesi: lavoro un po' deludente, ma, si sa, i tirocinanti devono adattarsi!
Così, fra mattinate più o meno intense dal punto di vista lavorativo e pomeriggi a godersi il mare o gironzolare per la meravigliosa Valencia, un mese è passato in fretta e sono di nuovo in terra friulana per una pausa - estrema nostalgia dei miei amici - e per sistemare ancora qualche dettaglio.
Necessito di sollevatore e comoda per il mese di settembre: le associazioni locali non provvedono, ma l'e-commerce, come spesso accade, corre in aiuto.
Comoda comprata e recapitata in appartamento, sollevatore affittato… sono finalmente pronta a ripartire.
Venerdì 28 agosto 2015, Valencia sono di nuovo da te, questa volta senza mamma, papà o chiunque mi conosca da quando ero in fasce!
Ebbene sì, sono partita con due ragazze che avevo visto in tutto tre volte, due studentesse al primo anno di infermieristica, desiderose di fare esperienza, che si sono rivelate meravigliose compagne di viaggio. Ci vuole coraggio a partire così, e direi che tutte e tre ne abbiamo avuto parecchio: la fortuna è stata dalla nostra parte e ci siamo trovate in sintonia.
Purtroppo però, la sfiga non ha voluto lasciarmi in pace, e ho dovuto conoscere anche l'ospedale valenciano: il mio vomito ciclico non si è dimenticato di me!
La mia voglia di lottare però non è stata abbastanza forte e, anche per lo spavento delle ragazze alle prime armi, mamma è dovuta volare da me! Per fortuna il tutto si è risolto senza troppe complicazioni e la routine di una vita spagnola ormai consolidata è ripresa al più presto.
Verso fine settembre le due nuove amiche sono tornate a casa ed io ho passato gli ultimi dieci giorni con la mia migliore compagna di vita, mia cugina Anna, assaporando ogni attimo e ogni sensazione che Valencia ci trasmetteva e provando sulla pelle tutti i brividi della libertà.


Mi mancherai tu, omino che mi hai accompagnata e rassicurata per tutta la città, mi mancherà scoprirti in ogni angolo e nelle vie più nascoste