Fare le previsioni del tempo è una scienza, ma anche un po' un'arte. Lo spiega in questa intervista il direttore dell'Osservatorio meteorologico regionale, Fulvio Stel

Come si diventa meteorologi? Come si fanno e quanto sono attendibili oggi le previsioni del tempo? Come sta cambiando il clima Friuli? E, soprattutto, è vero che “rosso di sera, bel tempo si spera”? Per trovare le risposte a queste e altre domande, basta leggere l'intervista che la redazione di WheelDM ha fatto a “Distanza minima” a Fulvio Stel, direttore dell'Osservatorio meteorologico regionale. Una delle persone da sentire per capire non solo che tempo farà domani, ma dove ci porteranno i cambiamenti climatici in corso.

Com’è arrivato a fare questo lavoro?
Quando ho iniziato ad affrontare questo tipo di attività, l'unica scuola in qualche modo per la meteorologia in Italia era rappresentata dell'Aeronautica Militare, che si occupava anche della parte proprio di previsione quotidiana. I diversamente giovani si ricorderanno forse del colonnello Bernacca o del colonnello Baroni. Quando mi sono laureato all'Università di Trieste ho avuto la possibilità di entrare in un progetto di ricerca sui temporali e sulla grandine e da lì ho iniziato a studiare la fisica dell'atmosfera.
E così ho imparato a fare il mestiere che poi ho cercato di fare: quindi sia studiare i fenomeni fisici che avvengono nell'atmosfera, sia fare le previsioni meteorologiche.

Oggi come si diventa meteorologi?
In questo ambito negli ultimi 20/25 anni in Italia ci sono stati dei grandi cambiamenti e adesso ci sono dei percorsi formativi strutturati per quanto riguarda proprio la formazione nel campo della meteorologia e della climatologia. Le persone oggi attraverso questi corsi possono imparare sia a svolgere le attività di ricerca sia la meteorologia operativa.

Le nuove tecnologie hanno cambiato la sua professione?
Diciamo che la tecnologia ha cambiato la mia professione almeno da diversi punti di vista.
Il primo riguarda la possibilità di conoscere meglio l'atmosfera terrestre. Fino a 25-30 anni fa avevamo a disposizione solo delle strumentazioni sperimentali. Sono migliorati ad esempio i dati che si possono acquisire dai satelliti ed è aumentata anche la possibilità di acquisire informazioni in tempo quasi reale dappertutto su quello che è il nostro pianeta. Grazie a internet il mondo è diventato molto più connesso, le informazioni girano molto più velocemente e questo ha aiutato sicuramente a fare meglio il nostro lavoro.
Le tecnologie legate alla comunicazione e la facilità di avere accesso a internet hanno portato anche tutta una serie di stimoli nuovi a chi si occupa di meteorologia e hanno costretto le persone a gestire le loro tematiche con un occhio di riguardo in modo particolare proprio agli utenti.
Quindi possiamo dire che la tecnologia ci ha aiutato a fare meglio il nostro lavoro e a entrare in contatto con le richieste, le istanze e, alle volte, anche le critiche delle persone che, se sono costruttive, sono sempre una cosa positiva.


Fulvio Stel

Che cosa sono i modelli fisico-matematici?
Sono degli strumenti fondamentali per poter fare delle previsioni meteorologiche. Anche se l'atmosfera è estremamente complessa, in realtà le equazioni che la governano sono tutto sommato abbastanza semplici. Il problema è rappresentato dal fatto che le molecole d'aria, i volumetti d'aria, sono tantissimi e interagiscono tra di loro in maniera caotica e quindi riducono la capacità di fare le previsioni. I modelli fisico matematici non sono altro che dei programmi scritti al computer che sono in grado di risolvere in tempi rapidi le equazioni che governano l'atmosfera e, tenendo conto della temperatura, della pressione, dell'umidità, della direzione e dell'intensità del vento in tanti punti sulla terra, riescono a prevederne l'evoluzione. Un'ulteriore complicazione, che però è anche la bellezza dell'atmosfera, è che al suo interno c'è una sostanza quasi magica che è il vapore acqueo che è in grado di cambiare stato. L'acqua, infatti, può essere sia nello stato liquido, sia in quello solido, sia in quello aeriforme, come vapore, generando le nuvole, la pioggia, la grandine. I modelli matematici devo tenere conto non solo degli urti dei volumetti d'aria, ma anche dei cambiamenti di stato che il vapore acqueo subisce all'interno dei volumetti.

Conta ancora il “fattore umano” nel saper fare le previsioni?
Senza modelli numerici noi non potremmo fare le previsioni a due tre quattro giorni, quelle che siamo abituati a vedere quotidianamente. E però, se non avessi le persone che sono in grado di interpretare i risultati dei modelli numerici e tradurli in condizioni di nuvolosità, di temperatura, di direzione e intensità del vento, non potremmo avere delle previsioni che siano comprensibili per il grande pubblico. I modelli sono delle degli strumenti molto complessi e devono essere gestiti dagli specialisti, alcuni di questi specialisti sono proprio quelli che interpretano i risultati per poter dire alle persone se sarà bello, brutto, quanto pioverà e così via.

Una previsione seria e attendibile fino a quanti giorni può arrivare?
Quando ho iniziato questo tipo di attività le previsioni attendibili andavano a 2-3 giorni, non di più. Adesso possiamo arrivare anche a 5-6 giorni, poi ci sono delle situazioni un po' particolari, come quella che stiamo vivendo in questo periodo, in cui l'atmosfera sopra la nostra regione e sopra l'Europa è molto stabile: in questi casi si può arrivare anche a 8, forse 10 giorni.


Momenti dell'intervista

Quali sono le differenze tra climatologia e meteorologia?
La meteorologia rappresenta come sarà il tempo nella sua normale variabilità. Come sarà il tempo domani, dopodomani e così via. Mentre la climatologia rappresenta il comportamento medio dell'atmosfera su una particolare zona. Quindi la climatologia risponde a domande del tipo: quanta pioggia cade mediamente in un anno? qual è la temperatura massima o minima in un anno? quanti sono i giorni di pioggia? La meteorologia, invece, spiega che tempo farà domani o che tempo ha fatto ieri.

Quali sono per lei i segnali più evidenti dei cambiamenti climatici in regione?
Quello che si sta osservando è un progressivo aumento delle temperature medie.
Negli ultimi 30 anni le temperature sono aumentate nella nostra regione di poco più di un grado e quindi la temperatura dell'atmosfera sopra la nostra regione è molto più alta rispetto quello che si osservava 20-30 anni fa. Poi ci sono altre evidenze, anche se forse un po' meno lampanti, che riguardano la redistribuzione delle piogge.
Sta piovendo un po' di meno nella nostra regione, ma, soprattutto, quello che sta succedendo è che mesi che una volta erano tipicamente primaverili, quindi con frequenti piogge e precipitazioni, stanno diventando dei mesi tipicamente estivi, con assenza di precipitazioni.
Il mese di giugno è il mese che ha subito il maggior cambiamento negli ultimi 30 anni, perché è diventato un mese estivo, mentre una volta era un mese di tipo primaverile, cioè con frequenti variazione della meteorologia. Un altro mese che ha cambiato molto il suo comportamento è dicembre: una volta era un mese tipicamente invernale, stabile e freddo, adesso è diventato un mese tipicamente autunnale.

Quali danni sta provocando il riscaldamento globale in Friuli?
Una delle cose che stiamo osservando in questi ultimi anni è il fatto che le piogge stanno diventando un po' meno frequenti, ma più intense. Mentre una volta la nostra regione era caratterizzata dalle precipitazioni soprattutto nel periodo autunnale, quindi con piogge in genere non fortissime, ma persistenti, che ingrossavano i fiumi maggiori, adesso in realtà diventano più frequenti episodi più circoscritti e violenti, come quello che è successo nel 2003 in Valcanale, nella zona di Ugovizza nel Tarvisiano. Le precipitazioni intense creano dei danni in brevissimo tempo e quindi non abbiamo neanche modo di allertare la popolazione, se non facendo delle previsioni di rischio di fenomeni di questo tipo.
Un altro episodio molto particolare che è successo e quello della tempesta Vaia, nel 2018, in cui c'è stata una intensità di precipitazioni e, soprattutto, di vento estremamente elevata, che ha creato dei danni nelle nostre montagne. E questi sono dei fenomeni meteorologici che diventeranno via sempre più frequenti in futuro.

A quando risalgono le serie statistiche più vecchie con cui possiamo fare confronti?
Ippolito Nievo diceva che il Friuli Venezia Giulia è un piccolo compendio dell'universo e aveva abbastanza ragione, perché è una regione molto piccola, ma molto variegata. Si passa dal mare ai ghiacciai nel giro di meno di 100 km in linea d'aria. Anche per questo forse, o forse solo perché siamo stati fortunati, nella nostra piccola regione abbiamo due serie storiche molto importanti di temperature e di precipitazioni.
Sono la serie storica di Udine, raccolta grazie alla famiglia Malignani in modo particolare, che ha più di 100 anni di storia e di dati e tuttora viene raccolta, e la serie storica delle temperature e di altri parametri atmosferici della città di Trieste, dove questa attività è stata iniziata dall'Istituto talassografico, che era un prestigioso istituto nato ancora nel periodo austriaco.

Il cambiamento del clima può favorire la diffusione di specie animali e vegetali “aliene”?
Sicuramente i cambiamenti climatici favoriscono determinate specie e ne penalizzano altre. Quando ero piccolino c'era nel mare un'alga che credo si chiamasse fucus. Questa alga era tipica dei mari relativamente freddi e mi ricordo di averla vista e di averci giocato quando andavo al mare da bambino. Adesso questa alga è scomparsa, verosimilmente a causa delle mutate condizioni termiche.
Al contrario possono esserci situazioni per cui determinate specie possono anche vivere meglio proprio perché stanno aumentando le temperature o cambiando le condizioni di umidità e di irraggiamento solare.

Quanto sono naturali questi cambiamenti e quanto frutto dell'attività umana?
Sicuramente possiamo dire che i cambiamenti climatici sono in atto. Non è più un argomento di discussione, è così e basta. Così come siamo sicuri che i cambiamenti climatici sono dovuti anche alle attività umane, in particolare per quanto riguarda il rilascio di gas climalteranti, e quindi i gas serra, l'anidride carbonica, il metano, il protossido di azoto. Inoltre i cambiamenti sono anche dovuti al deterioramento dell'habitat, con il cambiamento dell'uso del suolo. La deforestazione, tipicamente, favorisce i cambiamenti climatici.
Il clima è sempre cambiato anche per ragioni naturali sul nostro pianeta, quello che possiamo dire comunque con certezza è che al momento questa fase di cambiamento climatico che stiamo vivendo, anche se ha sicuramente delle componenti naturali, è comunque guidata da quelle che sono le forzanti dovute proprio all'attività dell'uomo.
Siamo noi i responsabili di quello che stiamo vivendo e soffrendo.

C'è qualcosa che possiamo concretamente fare per correggere la rotta?
Ovviamente la grande partita sarà quella che si giocherà a livello di insieme di Stati che dovranno decidere di ridurre l'emissione di gas serra in atmosfera. Dobbiamo ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e questo viene fatto con delle politiche che, inutile negarlo, passano sopra la nostra testa. Però nel nostro piccolo possiamo, per esempio, ridurre i consumi. Sembra una banalità, ma solo riducendo di un grado la temperatura all'interno delle nostre abitazioni, riusciremmo a ridurre del 6% le emissioni di gas inquinanti in atmosfera.
Un'altra scelta importante è quella del riuso. A tutti fa piacere avere il nuovo telefonino, però se riusciamo a trattenerci un po', a non essere dei consumatori così ossessivi, riusciremmo anche a ridurre l'impatto indiretto sul clima dovuto proprio al consumo delle risorse. Ci sono tante piccole scelte consapevoli che possono dare un contributo importante.

Quali dati e elementi vi portano a dare un messaggio di allerta?
Anche grazie al contributo fondamentale della Protezione civile regionale, abbiamo individuato alcune soglie oltre alle quali ci può essere in qualche modo un rischio per la popolazione o per le proprietà. Tra questi elementi ci sono ad esempio l'intensità del vento, la quantità di pioggia che cade, le temperature. Quando vengono raggiunte determinate soglie nelle nostre previsioni, allora da lì parte l'allerta, perché siamo ragionevolmente convinti, ad esempio, che ci sarà la bora a Trieste con velocità superiore 110 km all'ora. In questi casi avvertiamo la Protezione civile che si occupa di diramare l'eventuale allerta sul territorio.


Un temporale

Quali sono le emergenze meteo più frequenti in Friuli?
Qui da noi sicuramente le piogge intense localizzate. In generale la nostra regione non è molto ventosa, ma ci sono delle zone, come Trieste, dove il vento può essere anche molto intenso e rappresentare un problema. Inoltre i temporali non producono solo pioggia, ma anche delle cascate d'aria fredda che scende verso il suolo. Questo crea dei venti che possono essere anche molto violenti, come capita ad esempio quando ci sono quelle che vengono chiamate “trombe d'aria”. Un altro fenomeno abbastanza pericoloso per la nostra regione e abbastanza frequente è rappresentato dalla grandine. In fondo anche Pierpaolo Pasolini parlava del Friuli come del paese dei temporali e delle primule.

Cosa hanno di vero i detti popolari sul tempo?
Tutti i detti hanno qualcosa di vero alle spalle, nel senso che le persone hanno fatto delle osservazioni e hanno visto che c'è una certa attinenza, se non altro statistica, fra certi fenomeni atmosferici. Il famoso “rosso di sera bel tempo si spera”, per esempio, ha una sua validità legata al fatto che solitamente le perturbazioni vengono da ovest, quindi se la sera il tramonto è rosso, significa che il cielo è sgombro da nubi e posso aspettarmi mediamente del tempo bello la settimana successiva. L'unica cosa che nel corso degli anni non si è mai riusciti bene a osservare è un collegamento tra le fasi lunari e la meteorologia. Anche se la maggior parte delle persone ritiene che la luna abbia un influsso sul tempo, almeno qui da noi non abbiamo trovato nessuna evidenza di questo di questo tipo.

Come considera la divulgazione scientifica in Italia?
La divulgazione scientifica in Italia ha una grande storia. Abbiamo dei grandi divulgatori scientifici e molti centri di eccellenza. Anche nella nostra regione abbiamo molte associazioni di astrofili e di meteorofili. Diciamo che per gli appassionati e i curiosi di meteorologia l’Italia e la nostra regione sono un bel paese, perché ci sono tanti fenomeni da vedere, c'è una grande variabilità.

L'OSMER cura anche delle pubblicazioni?
Ci sono molte pubblicazioni sia sul sito dell'Osservatorio meteorologico che dell'agenzia di cui fa parte, l'Arpa.
Tantissimo materiale informativo che può essere scaricato per chi è interessato alla meteorologia, ma anche per chi è interessato a tutte le altre tematiche ambientali, dalla qualità dell’aria a quella delle acque e dei suoli.

Il sito dell’Osservatorio Meteorologo Regionale del Friuli Venezia Giulia www.osmer.fvg.it