Personaggio della mitologia greca, mostro dal volto di donna e capelli fatti da serpenti, una delle tre sorelle Gorgoni, l’unica a essere mortale, che trasformava in pietra chiunque la guardasse.

Perseo riuscì a decapitarla guardandola in uno scudo lucido, affinché fosse paralizzata dalla sua stessa immagine riflessa.

Donò la testa ad Atena che la attaccò allo scudo. Ed è nel momento successivo che viene rappresentata, probabilmente ritratta riflessa nello specchio. Il pittore della luce, Caravaggio, la realizzò su uno scudo da parata tra il 1595 e il 1598.

Una tavola circolare convessa ricoperta di tela, riuscendo ad annullare la convessità con la proiezione dell’ombra, facendo emergere la testa.

La luce laterale le colpisce il viso e amplifica l’espressione, accende la scena.

Il sangue esce ancora dal collo, lo sguardo incredulo e atterrito che guarda in basso, la bocca aperta con i denti bianchi in una smorfia di dolore.

Il verde dello sfondo è in contrasto con il volto. I serpenti, riprodotti minuziosamente, si agitano, si attorcigliano e si mordono.

Sembra quasi di poter sentire gli ultimi momenti di questa scena cruenta. In quest’opera drammatica e molto intensa trovo che Caravaggio è riuscito a dilatare un istante.

Il dipinto gli venne commissionato dal cardinale Del Monte per regalarlo a Ferdinando De Medici, rimase a lungo esposto nell’armeria medicea, appeso a un’armatura orientale. Attualmente è esposto alla Galleria degli Uffizi, Firenze.