Una giornata a Osais, Dasaia in lingua carnica, paesino dei nonni materni e luogo di un’infanzia serena e spensierata

Il meteo per il 12 agosto del 2021 prevedeva una bella e calda giornata di sole. Una classica giornata estiva. Anche per questo in famiglia si è deciso che l’avremmo passata in montagna.

Quello che, naturalmente, non poteva prevedere il meteo, è che sarebbe stata una giornata ricca di emozioni, di ricordi e incontri con bellissima gente.

Si parte. Gemona, Venzone, poi Amaro, oltrepassiamo Tolmezzo, attraversiamo Villa Santina e, poco dopo Ovaro, ecco sulla sinistra il ponte di Entrampo - sul fiume Degano - che immette nella Val Pesarina, che ospita i paesini e borghi dei nonni materni. Attraversare quel ponte è come oltrepassare un confine. Entri in un mondo fatato, fatto di boschi, torrenti, prati verdi e fioriti.

Prima tappa del tour è Avausa, a pranzo dalla zia Delia e dai cugini Manuel e Matteo. Un ricco e gustoso menù. Una profumata polenta, il delicato frico di patate, il toç di vora, piatto che prende il nome dal fatto che veniva preparato nei giorni durante i quali i lavori agricoli erano più impegnativi, formaggi e ricotte di malga e fresche verdure.

Poi di nuovo sul furgone.

Pochissima strada e siamo a Prato Carnico, comune capoluogo della vallata, poi la frazione di Pieria e fatta la curva ecco che appare Osais, Dasaia in lingua carnica, paesino dei nonni materni e luoghi di un’infanzia serena e spensierata. Una spensieratezza che dovrebbero avere tutti i bambini. Non che mancassero problemi e preoccupazioni, erano gli anni del terremoto, non si capiva ancora perché non camminassi perfettamente, ma questo non andava a condizionare più di tanto.

L’importante era andare “a fieno” con nonna, tornare stanchi ma fieri di aver contribuito a portare erba e fieno alla vecchia mucca e grandi foglie, non ricordo di che pianta, per i maiali.

Ad Osais passavo parte delle vacanze di Natale e quelle estive.

Ora ci sono case sistemate, messe a nuovo, ma Osais è sempre la stessa. Sceso dal furgone per un attimo mi sembra di intravedere la nonna con l’inseparabile gerla avviarsi verso la latteria, Un mondo senza tempo Una giornata a Osais, Dasaia in lingua carnica, paesino dei nonni materni e luogo di un’infanzia serena e spensierata La gita di Diego Badolo l’anziana signora seduta su una panca fuori casa e i bambini circondare la fontana che, anche in piena estate, regalava acqua fresca e limpida. C’è ancora la stradina che porta al fiume - il Pesarina - e, poco lontano dalla casa dei nonni (ora degli zii Chico e Anna), c’è ancora il vecchio melo che ospitava l’altalena e sopportava le nostre chiassose, avventurose scalate. Un albero di una infinita pazienza.

Il fiume Pesarina e il torrente Fuina, che hanno visto l’intera valle mobilitarsi in loro difesa quando si sono visti minacciati da progetti di centraline elettriche. Nella parte bassa del paesino il campanile della Chiesa di San Leonardo.

Si, Dasaia non è cambiata. Unica differenza oltre agli anni che nel frattempo sono passati è che ora, stando su una carrozzina, le pendenze dei borghi fanno impressione, quanto sono ripide! E non sono cambiate neppure le persone. Sempre gentili, solari, gente di un’ironia più unica che rara.

E così, mentre guardo il paesino e affiorano sempre più ricordi, incontro l’amica Federica e la sorella Sandra, figlie di Nives. Quante risate con lei. Battuta sempre pronta e voce e risata che si sente anche da lontano. Arriva poi Lucia, una cara amica di mamma, le figlie Flora, Diana e Marì. Ricordo che quando mamma, Nives e Lucia si incontravano, era uno spettacolo!

Sono convinto che questa serenità e il modo di sdrammatizzare di queste donne, sia stato determinante per la nostra salutare crescita. I problemi c’erano, ma andavano affrontati con lo spirito giusto. Questo clima mi è stato di grande aiuto nell'accettare la malattia. E la mia grande fortuna è che anche ad Osoppo, tra zie, zii e cugine e cugini, il clima sereno è lo stesso.

Dove non c’è ironia, gli stessi problemi sono insormontabili. Se non sai e riesci a ridere di te stesso, hai un problema in più.

E ad Osais l’ironia non mancava di certo. Ne ho attinto più che potevo.

Ne ho attinto così tanta che ancora oggi mi è d’aiuto.

Il caso ha voluto che quel giorno ci fossero anche i cugini Margherita e Paolo (che ha sistemato la stalla e lo stavolo di nonna) con i rispettivi marito e compagna, Antonio e Monica, i cuginetti Alberto e Federico, e Minut e Cilla, cugini di mamma.

Risate, ricordi e poi nell’aria un profumo di fieno. Ed ecco Francesca e figlia con la “bleon di fen”. E con quel profumo l’immersione nei ricordi è stata totale. I bambini e le bambine di allora sono ora padri e madri, a volte già nonni. Ricordiamo chi non c’è più, ma con serenità, senza malinconia, ripensando ai bei momenti e alle belle cose fatte con loro. È bella in tutti i sensi la gente di Dasaia. Calorosa. L’abbraccio e l'accoglienza che ho avuto mi ha rigenerato, mi ha fatto bene.

È ormai sera quando con il furgone attraversiamo il ponte di Entrampo in direzione opposta, ritornando, come diceva nonna Olga, in Friuli. Per lei la Val Pesarina, la Carnia, erano un’altra regione, un altro mondo. E quel ponte, quel fiume, il confine. Non aveva tutti i torti, la nonna.

Grasia Dasaia.