Quest'opera di Joan Mirò mi attrae prima di tutto per il titolo evocativo, “Stella del mattino”. È un'opera che fa parte di una serie di 23, intitolata “Costellazioni”. 

La percepisco come un momento terso, in cui la mente è sgombra dai pensieri e libera di giocare con le forme. Poi, guardandola, l’immaginazione gioca. Si vedono sguardi, stelle, una luna, una donna, un uccello, figure che usa l’artista.  

Mi saltano all’occhio due stelle, a destra in alto, che si contrappongono a uno strano mostro dentato e peloso, con una lingua diabolica.  

Sono forme semplici e infantili, perché secondo Mirò “l’arte dei bambini è la manifestazione più fertile della mente”. Le figure stanno su uno sfondo, ottenuto solo sfregando i pennelli, per pulirli dai colori usati nel disegno precedente, mantenendo una continuità, un collegamento fra un'opera e l’altra. Emergono definiti e brillanti in nero, rosso, blu, arancione parti dei suoi disegni onirici, dove si muovono forme sottili e surreali. 

Per le "Costellazioni" Mirò utilizza carta della stessa dimensione, 38 centimetri per 46, presa da una confezione. Tutti i lavori finiti sono costantemente davanti ai suoi occhi: devono creare un unico spazio artistico, diventare uno, devono mantenere un solo impulso.  

La serie di cui fa parte “Stella del mattino” è esposta a Barcellona alla Fondazione Mirò. Altre opere appartenenti alla serie appartengono a collezioni private.