I film della Disney e i cartoni animati, i documentari e i telefilm americani. L'attesa per la prossima puntata e la lotta per il telecomando. Che cosa guardavano i redattori di WheelDM da piccoli, quando la TV era l'unico schermo disponibile?

I cartoni animati, i telefilm a orario fisso, le videocassette della Disney viste fino a consumarle, i primi anime. L'attesa della prossima puntata fino al giorno dopo. Il divano di casa su cui sprofondare o la lotta per il telecomando con la nonna che vuol vedere la sua soap opera proprio mentre va in onda Lupin III.

C'è stato un tempo, neanche tanto lontano, in cui non esisteva lo streaming, in cui non c'erano piattaforme con centinaia di titoli sempre disponibili e la televisione regnava sovrana, con i suoi ritmi e i suoi riti. In cui le serie si chiamavano telefilm e in cui tutti guardavano le stesse cose, commentandole a scuola e con gli amici.

I redattori di WHeelDM sono tornati indietro con la memoria, poco o tanto a seconda dell'età, per raccontarci cosa guardavano in TV quando erano bambini o ragazzi.

Il rito del “filmetto”

Durante la mia prima giovinezza, dopo il periodo dei cartoni animati, mi faceva compagnia a orari stabiliti (più o meno rigorosamente), il “filmetto”: dei film che duravano più o meno 40 minuti. Ancora non li chiamavamo “serie”, erano: Furia, Zorro, Lassie, Happy Days, Saranno Famosi, Mork e Mindy, Star Trek, Magnum, Miami Vice...

Cambiavano durante gli anni e in genere li guardavo prima al pomeriggio, poi verso sera, dopo aver fatto i compiti (se li facevo!), poco prima di cena.

Ricordo di averli guardati con “avidità”, alcuni avevano episodi che si concludevano, altri avevano storie che si sviluppavano in più episodi e la sigla finale “calava” nel mezzo di momento clou e dovevi aspettare il giorno dopo o anche tre giorni e più per sapere come le cose andavano a finire. L’attesa era bella come l’episodio perché ti faceva lavorare la fantasia.

Quello era il momento dedicato al divano di velluto marrone. Un divano di piume in cui sprofondare a tuffo dal bracciolo, al quale durante gli anni cedeva la struttura in legno, per la gioia di mamma! D'inverno era accogliente e ti scaldava, d'estate diventava un’agonia: appiccicoso e, passato un certo tempo, difficile da staccarcisi.

Generalmente le tematiche erano le più svariate. L’amicizia, la scuola, i polizieschi, gli investigatori privati (armati di tecniche di convincimento e di investigazione) come I Chips. E poi c’era un filone che si distingueva che erano le sitcom, commedie comiche che facevano morire dal ridere.

Entrambi i generi me li godevo dal primo all'ultimo minuto. Non ricordo di avere visto repliche e neanche che queste venissero trasmesse. Durante il giorno poi erano motivo di conversazione in classe con le amiche e gli amici. Quello che mi piace ricordare è che si attendeva l’episodio. Il momento del “filmetto” era quasi una ritualità. Lo si gustava e il tempo risultava più disteso, privo di frenesia.

Silvia De Piero

Un gatto robot e uno scansafatiche

Durante la mia infanzia, al ritorno dalla scuola elementare, mi piaceva molto guardare la serie TV Doraemon.

La serie parla di un gatto robot proveniente dal futuro che aiuta un umano di nome Nobita Nobi, un ragazzo un po' scansafatiche, con i suoi gadget, degli oggetti futuristici che possono persino cambiare il futuro. Tuttavia, Nobita, ogni volta che Doraemon gli dà un oggetto, lo usa in modo sbagliato e finisce sempre per auto-sabotarsi.

Nel cartone ci sono anche altri personaggi, come gli amici di Nobita: Shizuka, Gian e Suneo e sono presenti anche i genitori dei protagonisti, che però non vengono mostrati molto spesso. Nobita è un giocatore di baseball e anche Gian e Suneo giocano nella stessa squadra. Però, se la squadra perde, è sempre colpa dello scansafatiche di Nobita. Dopo la partita, Gian e Suneo lo rinnegano e lo picchiano per bene.

Nonostante siano amici di Nobita, sono comunque dei bulli che si divertono a prenderlo in giro. Invece, a differenza dei due bulli, Shizuka è davvero una ragazza speciale. Ha una personalità dolce e matura, ed è l'unica che mostra una vera empatia verso Nobita.

Sebbene lui sia molto innamorato di lei, Shizuka non sembra ricambiare i suoi sentimenti, almeno inizialmente, il che aggiunge un elemento di tristezza, ma anche di speranza alla storia, poiché Nobita, nonostante le sue disavventure, continua a lottare per migliorarsi, soprattutto per cercare di essere degno di lei.

Elia Filippin

Un appuntamento fisso

Sono nato nel 1987, in un bellissimo periodo televisivo. Un’epoca in cui venivano trasmessi numerosi programmi per bambini, cartoni animati, anime e serie TV.

In quegli anni andavano in onda programmi "contenitore" dedicati ai più piccoli, come Bim Bum Bam, Solletico, L'Albero Azzurro, Go-Cart e Ciao Ciao. Programmi che hanno segnato l’infanzia di molti bambini degli anni Novanta.

Intorno ai cinque anni ho iniziato a guardare la televisione con costanza, quasi ogni mattina durante la colazione, prima di andare a scuola. Poi, al ritorno, intorno alle 16, avevo circa due ore di tempo per rilassarmi davanti allo schermo.

I pomeriggi erano scanditi da appuntamenti fissi: uno su tutti, Holly e Benji, famosissimo anime giapponese che racconta la storia di un ragazzino con il sogno di diventare il miglior calciatore del mondo e vincere la Coppa del Mondo con il Giappone. Per me, uno dei migliori cartoni della mia infanzia.

Un altro grande classico erano Le Tartarughe Ninja, quattro tartarughe mutanti appassionate di pizza e dotate di uno spirito eroico e ironico. C'erano poi I Puffi, i piccoli gnomi blu sempre in lotta contro il temibile Gargamella.

Tra gli altri cartoni che amavo: Batman, Mila e Shiro (gli amanti della pallavolo), Ti voglio bene Denver, Calimero, Topo Gigio, L’Ispettore Gadget, Alvin, Occhi di gatto, senza dimenticare i classici della Warner Bros.

Col passare del tempo, crescendo, mi sono appassionato soprattutto agli anime giapponesi. Su tutti, Dragon Ball, tratto dal manga di Akira Toriyama. Un anime che racconta le avventure di Son Goku, dalla sua infanzia all’età adulta, tra arti marziali e la ricerca delle sfere del drago.

Un altro grande anime di quegli anni era Lupin III, nato dalla matita del fumettista Kazuhiko Kato, che si ispirò al celebre ladro gentiluomo Arsenio Lupin. Il suo personaggio, Lupin III, è infatti il nipote dell’originale.

Ricordo che guardavo questi cartoni nei pomeriggi, dopo la scuola. Quando uscivo prima, e tornavo a casa per pranzo, c’era l’appuntamento fisso su Italia 1 con Dragon Ball. In quel periodo c'erano anche I Simpson, che però non mi appassionavano più di tanto.

Con l’adolescenza sono arrivati anche i telefilm. Tra quelli che seguivo: Flipper il delfino, Walker Texas Ranger con l’inossidabile Chuck Norris, sempre alle prese con pericolosi criminali. E poi Baywatch, i celebri bagnini di Los Angeles. Infine Dawson’s Creek, uno dei primi teen drama della TV, con la sua mitica sigla d’apertura. Raccontava la vita di quattro adolescenti alle prese con la scuola, le amicizie e i primi amori.

Cartoni e serie TV hanno avuto un ruolo fondamentale nella mia vita: mi hanno fatto compagnia, mi hanno aiutato a rilassarmi e, nei momenti difficili, a distrarmi.

Oggi, con l’arrivo del web e dello streaming, tutto è cambiato. Le nuove generazioni possono guardare ciò che vogliono, quando vogliono. Non ci sono più gli appuntamenti fissi di una volta. Questo, secondo me, ha tolto un po’ della magia e della suspense che rendevano l’attesa di ogni nuova puntata così speciale.

Alain Sacilotto

Dalla Disney ai documentari

L'infanzia e la Disney

Da bambino, già quando andavo all'asilo vedevo molte videocassette con i film della Disney che mi regalava mia zia: Dumbo, La spada nella roccia, la Sirenetta. Di quest'ultimo mi piaceva molto il granchio Sebastian che cantava. Le guardavo così tanto che il nastro si era consumato.

Telefilm e cartoni animati

Alle elementari poi sono passato ai telefilm come MacGyver, A-Team e Hazzard. Mi piacevano anche i cartoni animati. I miei preferiti erano Lupin III e le Tartarughe ninja. Facevo anche collezione dei pupazzetti della Tartarughe e il mio preferito era Michelangelo.

Mi ricordo che ogni giorno con mia nonna Norma era una lotta per il telecomando. Abitava sotto di noi e verso le due del pomeriggio saliva per bere il caffè e voleva vedere Beautiful, proprio all'ora in cui c'era Lupin III. Alla fine per guardarlo in pace dovevo andare in camera mia.

Adolescenza e serie TV

Durante l'adolescenza sono passato ai manga come Dragon Ball, Naruto, One Piece e via andare.

Attorno ai vent'anni ho iniziato a vedere le serie e ne ho guardate tante. Una che mi è particolarmente piaciuta è Supernatural. Parla di due fratelli cacciatori di demoni. Ha 15 stagioni e oltre 300 puntate, io le ho viste tutte!

La passione per i documentari

Da bambino ho cominciato anche a guardare i documentari e poi Quark, di Piero Angela, che ci facevano vedere anche a scuola con le videocassette. Su Rai 3 c'era un biologo con la barba e i capelli lunghi, credo fosse Giorgio Celli. Insieme a mio papà guardavo tutti i documentari sulla natura. Ancora oggi sono appassionato del genere e da lì, probabilmente, è nato il mio pallino per gli animali.

Moreno Burelli